Parental Advisory: Explicit Content
{la storia del logo più controverso della musica}
di Micaela Antozzi {Art Director}
Negli anni ’80, il Senato americano è stato lo sfondo di una situazione di stallo tra bacchettoni ipocriti e rock star. In primo piano il dibattito sulla musica rock con contenuti sessualmente espliciti e incoraggiamento al consumo di droghe. Protagonisti di questa improbabile storia: Prince, Tipper Gore, Dee Snider, Madonna, Frank Zappa e persino John Denver.
Tutto ebbe inizio con un pezzo
di Prince “Darling Nikki”
dall’abum “Purple Rain”
Mary Elisabeth “Tipper” Gore, all’epoca sposata con il futuro vice presidente d’America Al Gore, scopre che nell’abum comprato dalla figlia, allora undicenne, c’è una canzone (per altro meravigliosa) contenente versi in cui si parla esplicitamente di masturbazione:
“I knew a girl named Nikki I guess you could say she was a sex fiend,
I met her in a hotel lobby masturbating with a magazine…”
“Conoscevo una ragazza di nome Nikki, credo si possa dire fosse una fanatica del sesso, l’ho incontrata nella hall di un hotel, si masturbava con una rivista…”
Tipper Gore, scandalizzata, avvisò altre mogli di politici e personaggi pubblici, con lo scopo di denunciare qualunque canzone che poteva “arrecare danno” alle “giovani menti”, impressionabili da questi testi “imbarazzanti e volgari”, ma anche preoccupata che “milioni di americani potessero comprare questo disco senza sapere cosa aspettarsi”.
C’è da dire che Tipper Gore era una donna di tendenza ultra conservatrice con valori tradizionali profondamente radicati, e questa volta secondo lei, le cose erano andate troppo oltre. Era semplicemente inimmaginabile a suo dire, che i giovani “potessero diventare potenzialmente dei pervertiti” per colpa di opere musicali (dall’heavy metal al porno rock) e film (dall’horror, all’ultraviolento).
Nel 1985 nacque così la P.M.R.C.
(Parents Music Resource Center)
con un obiettivo semplice: contenere il più possibile la diffusione di testi indecenti
Il loro percorso fu inizialmente bloccato. Tra le loro avversarie c’era una certa Mary Morello – attivista e madre di Tom Morello, il chitarrista dei Rage Against The Machine che divenne una figura di riferimento della campagna “Parents for Rock and Rap” fondata nel 1987, per difendere la libertà di espressione.
Il PMRC assunse però un vantaggio considerevole: fecero pressioni sulle etichette musicali, sommergendo la stampa con testi al vetriolo, arrivando anche a stilare un elenco (non esaustivo) di brani da vietare: Madonna, AC/DC, Cindy Lauper e naturalmente… Prince.
Il gruppo inoltre contattò una sessantina di etichette discografiche insistendo sull’inserimento di classificazioni alfabetiche come ad esempio: la lettera D per ogni menzione di sostanze illegali, lettera V per apologia della violenza, lettera S per le parole di natura sessuale e lettera O per i cosiddetti testi “occulti”. Man mano che guadagnavano terreno, la cricca della Gore pagò pure per un editoriale sul Washington Post.
Una ventina di etichette capitolarono, integrando un nuovo logo sulle copertine dei loro album per allentare le tensioni e seguendo l’esempio dell’industria cinematografica.
E fu così che le parole
“Parental Guidance: Explicit Lyrics”
diventarono rapidamente
l’ormai familiare,
“Parental Advisory: Explicit Content”
{Dee Snider e Tipper Gore nel 1985}
{Frank Zappa, Dee Snider e John Denver}
Nel 1985 al Senato degli Stati Uniti scoppiò un grande dibattito, Daniel Snider, il leader della band heavy metal Twisted Sister e l’illustre compositore Frank Zappa furono ascoltati alla camera del senato.
Quest’ultimo in particolare, fu particolarmente critico appellandosi anche ad altri principi come la libertà di pensiero, di stampa e di parola, ma soprattutto con un discorso che passò alla storia:
“È mia personale opinione che i testi di una canzone non possano fare male a nessuno. Non esiste alcun suono prodotto dalla bocca né alcuna cosa che esca dalla stessa tanto potenti da far andare all’inferno”
Nonostante gli sforzi il logo “Parental Advisory” si fece strada sulle copertine degli album sotto forma di un semplice adesivo.
Un duro colpo per l’industria discografica tanto che alcuni negozi, come l’americano Walmart, si rifiutarono di vendere quei dischi. Ma alcune major videro un effetto positivo, poiché quei particolari album attiravano i giovani desiderosi di consumare i frutti proibiti. Ancora oggi, gli album con quel“bollino” sono vietati in Cina e Arabia Saudita.
Vista dalla parte degli artisti, questa etichetta, chiamata scherzosamente dagli addetti ai lavori “il bollino di Tipper”, fu per lungo tempo il simbolo della censura, tanto che sempre più rock star pubblicarono album tendenti a parodiare o a denigrarla. Alcuni esempi celebri sono “Master of the Puppets” dei Metallica, “Freedom of Speech” di Ice-T o ancora, “Use Your Illusion I e II” dei Guns N’ Roses.
A luglio 2020, il logo “Parental Advisory” è apparso su 23 dei cinquanta migliori album della Billboard americana, e in particolare su quelli dei rapper Drake e Post Malone e nell’album “Rough and Rowdy Ways” di un certo Bob Dylan …