Stay@Home!
{Ma se non ci uccide il covid lo farà la crisi economica?}

di Micaela Antozzi {Art Director}

L’Italia, così come tutta l’Europa, sta andando verso una nuova importante crisi sanitaria che costringerà a più o meno estesi “lockdown”.
Lockdown, la parola che nessuno vuole più pronunciare, ma se non lo farà lo Stato, e se non lo faranno le Regioni, lo faranno i cittadini autonomamente?

Lo scenario non è ottimista. Il tessuto economico e sociale era già precario prima della prima ondata pandemica, vuoi anche per mancati piani di investimento in settori che avrebbero potuto trainare la crescita quali la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione. Tutto questo ha gravemente influito sulla crisi.

Inoltre la mancanza del concetto di “collettività” dove nessuno può essere lasciato indietro, sta andando piano piano a sostituirsi con “individualità”, con il conseguente impoverimento della gran parte della popolazione e l’arrichimento di qualche minoranza, creando così divergenze anche politiche sempre più evidenti, oltre al problema virus da combattere.

E nel resto del mondo?

Più di tre quarti delle persone sfollate e colpite da conflitti e il devastante impatto economico sta spingendo molti nel mondo verso la fame e una crescente crisi dell’istruzione.
In Afghanistan, Colombia, Iraq, Kenya, Libia, Mali, Uganda e Venezuela, le comunità che sono più vulnerabili si trovano ormai in una pericolosa spirale al ribasso. Già costretti a lasciare le loro case per la violenza delle guerre o la fame, spesso con diritti limitati al lavoro e all’accesso di servizi governativi,  queste popolazioni sono spinte verso la catastrofe per l’impatto economico.

Dall’inizio della pandemia Covid-19, molti paesi sono stati bloccati e anche le organizzazioni umanitarie hanno dovuto operare attraverso rigide restrizioni, rallentando inevitabilmente gli aiuti.
Secondo le Nazioni Unite, l’istruzione è a rischio, i blocchi e le chiusure delle scuole, in risposta alla pandemia, hanno portato alla più grande interruzione dell’istruzione nella storia, colpendo quasi 1,6 miliardi di studenti in oltre 190 paesi. Tutto ciò ha avuto un impatto maggiore su coloro che vivono in aree povere o rurali, obbligando le persone a lasciare le proprie case per cercare migliori prospettive.

E il futuro del pianeta?

Anche con il cambiamento climatico non siamo messi bene, anzi, siamo messi malissimo. Con la Siberia che ha visto l’innalzamento della temperatura più calda mai registrata quest’anno, ed enormi blocchi di calotte polari che scivolano nel mare in Groenlandia e Canada. E i paesi sono perfettamente consapevoli che non esiste un vaccino per il riscaldamento globale.
Questo doveva essere l’anno in cui “dovevamo iniziare a pensare (seppur in ritardo) al nostro pianeta”, invece il coronavirus ha distolto risorse e attenzione da quello che avrebbe potuto essere il problema principale. Nel frattempo, il vertice globale sul clima delle Nazioni Unite è stato rinviato alla fine del 2021.

L’obiettivo principale dell’accordo sul clima di Parigi del 2015 è stato limitare l’aumento delle temperature globali a 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit) al di sopra dei tempi preindustriali, ma gli scienziati hanno recentemente detto che il pianeta è sulla buona strada per superare questo limite.
Un nuovo studio ha infatti scoperto che se il mondo si dovesse riscaldare di altri 0,9 gradi Celsius (1,6 gradi Fahrenheit), la calotta glaciale dell’Antartico occidentale, raggiungerà un punto di fusione irreversibile e abbastanza acqua per aumentare livello globale del mare di 5 metri. (sic!)

E il virus?

Molte sperimentazioni sul vaccino Covid-19 sono nelle fasi finali in tutto il mondo e una volta che arriverà, è perché avrà superato tutte le verifiche, il che vuol dire che le prime dosi arriveranno al massimo verso la fine del 2021. Il problema sarà distribuirlo a tutti e subito.

Comunque non preoccupiamoci, perchè Trump e Maduro dicono che hanno già trovato la cura per l’epidemia… (sempre se ci credete).

Cosa ci aspetta?

Il futuro conta, soprattutto in un mondo che cambia velocemente.
Forse in futuro riusciremo ad investire in una crescita sostenibile, magari ponendo anche fine a questo sistema sociale ed economico mondiale, basato sulla violenza e la sopraffazione. Forse impareremo (bene e in sicurezza) a convivere con questo virus.
Forse arriverà un mondo diverso e forse assisteremo ad un nuovo rinascimento, dove riusciremo a porre fine a questo Medioevo attraverso il buon pensiero, la conoscenza, la passione, la creatività e la curiosità.

E forse avremo finalmente imparato “la lezione”.
Forse,  forse…