L’era dei social è giunta al termine?
{E’ ora di staccare la spina}
di Micaela Antozzi {Art Director}
Diciamolo, dopo anni di onnipresenza sociale, queste piattaforme hanno perso gradualmente fascino e utenti.
E’ vero, da una parte i social media, hanno rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, abbattendo barriere geografiche e consentendo una condivisione in tempo reale e su scala globale, prima impensabile.
Questa capacità di metterci in contatto con persone ovunque nel mondo, di condividere esperienze e informazioni, ha indubbiamente arricchito le nostre vite e le nostre connessioni. Ha dato la possibilità a molti di restare in contatto con amici e parenti lontani, ampliando le proprie conoscenze e opportunità.
Tuttavia, questa pervasività dei social ha anche portato alcune criticità, come una comunicazione sempre più tossica e superficiale, la dipendenza dai likes, il prevalere dell’immagine sulla sostanza delle relazioni.
Per esperienza personale, poco è valso negli anni cambiare social per migrare su altre piattaforme: “the song remains the same”, (citando un film concerto dei Led Zeppelin del 1976 ) la canzone è rimasta sempre la stessa.
Sembra che il percorso di sviluppo delle principali piattaforme social rifletta uno schema ricorrente: partono dalla nobile aspirazione di creare spazi di incontro e scambio tra persone vicine per interessi o legami affettivi, per poi progressivamente allontanarsi da questa missione iniziale, e trasformarsi in qualcos’altro. Così quei luoghi virtuali chiamati ad arricchire i rapporti reali, diventano essi stessi terreni tossici di scontro tra interessi divergenti, dove le connessioni autentiche rischiano di perdersi nella rete di notifiche, stimoli e distrazioni. Un percorso che sembra allontanare le app social dalle origini e dall’idea stessa che le aveva animate.
In sintesi, i social media hanno stravolto il nostro modo di interagire con un bilancio complessivo che rimane ambiguo, tra opportunità e aspetti potenzialmente dannosi da gestire con saggezza. Allo stesso tempo, la distanza virtuale e l’anonimato della rete ha portato, in alcuni casi, ad amplificare atteggiamenti estremi o poco ragionevoli. Poichè si è esposti (inevitabilmente) a tutto.
La mancanza di regolamentazione effettiva rispetto a manipolazione delle emozioni, la disinformazione, gli effetti a lungo termine, hanno portato inevitabilmente anche ad ampliare la fascia di utenti “bizzarri e agli estremi dello spettro dell’opinabilità”. Probabilmente, persone che non avremmo mai incrociato nella vita reale, restando ciascuno al sicuro nella propria bolla. Le piattaforme social azzerano queste barriere esponendoci ad una varietà di punti di vista. Anche folle. Spregiudicata e tossica.
Sono tempi questi, che sottolineano anche un abbassamento del livello medio di approfondimento e sensibilità critica e cioè intendo indicare la tendenza a privilegiare notizie con contenuti brevi e sintetici rispetto ad articoli con approfondimenti lunghi, che richiedono uno sforzo maggiore e una minore attenzione ai dettagli e ai contesti delle informazioni, con una capacità di giudizio più orientata sulle emozioni, che ai fatti oggettivi.
Insomma, una polarizzazione delle opinioni in bolle ideologiche, con minore disponibilità al confronto e al dialogo con punti di vista alternativi. Senza tralasciare l’incapacità di analisi critica dei messaggi e della propaganda, sia a fini informativi, che commerciali.
Ma anche questo concetto è discutibile e da valutare case by case, senza generalizzazioni. Le piattaforme, da sole non bastano a spiegare tali evoluzioni culturali e sociali.
Come tutte le grandi trasformazioni tecnologiche, anche l’impatto dei social media presenta aspetti positivi e negativi, che dipendono molto dall’uso sapiente che ne facciamo. In ogni caso nessuno strumento, vecchio o nuovo, può sostituire completamente le relazioni dal vivo, basate sul contatto umano e sulla presenza. Questo aspetto rimarrà sempre fondamentale.
I big social di oggi continueranno ad esistere, magari diversificandosi. Alcuni spariranno, altri si reinventeranno per nascita di bisogni diversi. Ma il concetto di “condivisione social e di community online” continuerà ad esistere, anche se forse in modo meno di massa. Prevedo un cambiamento fisiologico, non una fine.
Ora che questa prima era sta evolvendo, si aprono orizzonti inediti, se sapremo trarre il meglio da questa esperienza
Abbiamo l’opportunità di riscoprire relazioni più autentiche, significative, al riparo dai meccanismi virtuali che rischiavano di appiattirle. Possiamo dedicare maggiore qualità al contatto reale con le persone care, ascoltandole davvero anziché scorrerne freneticamente i profili.
Il nostro viaggio come società e come individui procede arricchito dagli insegnamenti di questo profondo cambiamento. Se sapremo far tesoro di ciò che abbiamo appreso – su noi stessi, sul valore delle connessioni umane, sull’importanza di informarci in modo critico – i social ci avranno resi persone migliori, più consapevoli nell’abitare il futuro.