Giovanni Falcone
{23 maggio: Senza memoria non c’è futuro}
di Monica Bani {Fotografa}
Il 23 Maggio 1992 è una data che è rimasta impressa in tutti noi e le immagini, che vidi in televisione quel giorno, non le dimenticherò mai.
Era tardo pomeriggio di un caldo sabato di maggio, quando improvvisamente un’esplosione squarciò l’autostrada nei pressi dell’uscita di Capaci e fu lì che Giovanni Falcone perse la vita insieme a sua moglie e a tre agenti della scorta.
Quella data, 23 Maggio e quel nome, Capaci, diventeranno un ricordo indelebile nei cuori di tutti gli italiani.
Ero e sono ancora oggi, affascinata da quest’uomo che dedicò tutta la sua vita alla lotta contro la mafia, con le sue tecniche di indagine molto innovative per quei tempi, senza mai fare un passo indietro, nonostante i gravi rischi che sapeva di correre.
Il suo fervore trovava radici (e forza) nel suo straordinario spirito di servizio per lo Stato e le istituzioni.
“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”
[Giovanni Falcone]
Fu tra i primi ad identificare Cosa Nostra come un’organizzazione parallela allo Stato. Grazie al metodo “Follow the money” (indagini finanziarie) e con la collaborazione della DEA (agenzia federale antidroga statunitense), FBI ed Interpol viaggiò tra Italia e Stati Uniti, per investigare sul traffico dei narcodollari.
A lui, a Paolo Borsellino, suo grande amico di sempre e a tutto il “pool antimafia”, dobbiamo il maxiprocesso di Palermo, il primo attacco a Cosa Nostra, che portò all’incriminazione di 475 mafiosi. L’intera direzione strategica della Cupola fu condannata così all’ergastolo.
Giovanni Falcone era un uomo che credeva nella giustizia. Cresciuto in Sicilia, voleva liberare la sua terra e la sua gente dall’ombra oscura di Cosa Nostra; conosceva perfettamente la mentalità siciliana e sapeva che per essere rispettato doveva dare rispetto. La sua strategia fu rivoluzionaria. Introdusse l’utilizzo dei pentiti di mafia, perché solo conoscendo il funzionamento dell’organizzazione “dall’interno” avrebbe potuto combatterla: e chi meglio di ex-membri mafiosi, come ad esempio Tommaso Buscetta, poteva fornirgli queste informazioni?
“Se vogliamo combattere
efficacemente la mafia,
non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro.
Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.”
[Giovanni Falcone]
L’eredità che Falcone ci ha lasciato è intellettuale, culturale e investigativa. Ma anche un’eredità morale, espressa nelle sue parole, profonde e sempre attuali: