Il design della West Coast
{Quando la California diventò l’avanguardia del design postmoderno}
di Micaela Antozzi
{Art Director}
La California, diciamolo, è un sogno che non tramonta mai. Bella gente, buona musica, dove si può fare una vacanza di sole e surf sulle spiagge dorate di Santa Monica e Santa Barbara, morse dalle onde del Pacifico e trasferirsi lì, in qualche modo, si dice che la West Coast mantenga in modo intrinseco la promessa di un potenziale illimitato.
Nel contesto della storia del design grafico, questa nozione non è mai stata così evidente durante la fine del XX secolo: quando la California diventò il paradiso per il design postmoderno e il sogno di noi creativi della Generation X.
Fu un periodo brillante, catalizzato da tecniche di produzione digitale emergenti, ma soprattutto dal rifiuto dei principi del design modernista, subendo un cambiamento radicale sia nel pensiero che nella forma.
Ma cosa rese veramente, l’ambiente culturale della West Coast il miglior posto per il design d’avanguardia?
All’epoca ero ancora una sbarbata alle prime armi, ma già mi incuriosiva questo design progressista. Magazine come Emigre, e personaggi come Ed Fella, April Greiman, Rebeca Méndez, Deborah Sussman, Jeff Keedy e Lorraine Wild, erano in bocca a tutti gli Art Director dell’epoca: “la grafica californiana, la grafica californiana!!!”.
Sembravano impazziti… e io pure.
Mettendo in discussione le regole sempre più rigide del modernismo e durante questo periodo di trasformazione, i designer premevano per una maggiore autonomia creativa nel loro lavoro. Allo stesso tempo, i progressi vertiginosi nella tecnologia stravolsero i processi di progettazione e produzione esistenti. Fu questo mix, lontano dall’affermato mondo del design di New York, che la California diventò davvero il paradiso per i designer d’avanguardia, un centro di innovazione sia nel discorso che nella pratica.
L’aumento della diffusione dei primi computers offrì la possibilità di selezionare caratteri tipografici e di organizzare testi e immagini a casa propria. I confini tra design professionale e dilettantistico diventò più confuso per alcuni. Molti grafici inizialmente si mostrarono poco convinti delle possibilità offerte dai computer per la tipografia e la progettazione grafica.
Zuzana Licko e Rudy VanderLans, che formarono Emigre in California nel 1982, furono invece attratti dalla ruvidezza iniziale delle forme dei caratteri derivate dal computer, raccogliendo le tante possibilità della nuova digitalizzazione. Pubblicarono una rivista di rilevanza internazionale sul dibattito della progettazione grafica nell’era digitale, gestendo anche una “fonderia” che ha reso disponibili ancora oggi nuovi font tipografici a livello globale.
La progettazione grafica beneficiò di questo periodo di transizione e con i computer, eliminò una parte essenziale del lavoro del progettista grafico, in particolare i processi manuali della creazione e preparazione di artwork, con una creatività emergente.