Il mio nome è Ford, Alan Ford
{il goffo agente segreto famoso nell’ex Jugoslavia}
di Micaela Antozzi {Art Director}
A volte mi chiedo, ma come gli è venuto in mente? Cosa è passato per la testa a quel genio di Max Bunker? Portarlo a pensare alla sceneggiatura di un gruppo di scalcagnati agenti segreti, con missioni pericolosissime alla James Bond, ridotti a vivere come dei barboni in un’agenzia di intelligence ambigua che opera sotto copertura da un fioraio a New York? Ebbene, sono passati decenni e ancora mi faccio questa domanda.
Questo fumetto narra le avventure di un simpatico
ed incompetente agente segreto,
diventato agente solo per un caso di identità errata,
incline sempre ad incidenti che insieme ad una squadra dissonante e incompetente, si fa strada attraverso ogni avventura, uscendone sempre vincente
Partorito tra il 1967 e il 1968 e approdato alle edicole nel 1969, Alan Ford è stata la creazione più ispirata di Max Bunker e al fumettista Magnus che fornì ai principali protagonisti il loro carattere distintivo, in parte realistico in parte aspetto caricaturale.
Con il volto basato su quello dell’attore irlandese Peter O’Toole, Alan Ford divenne l’antieroe per cui il lettore faceva il tifo e il goffo personaggio col quale tutti potevamo identificarci. Gli altri membri del cast erano molto più grotteschi: al “Numero Uno” del Gruppo TNT è stata data una fluente barba bianca; mentre all’investigatore incompetente Bob, un ridicolo mantello di Sherlock Holmes, il più iconico del lotto era l’inventore Grunf (costantemente vestito con occhiali da aviatore), un gruppo di disadattati che si potrebbero trovare in qualsiasi strada di una grande città.
Alan Ford è di certo il fumetto dalla vita più lunga, visto che esce ancora oggi. A partire dal 1971 ebbe un discreto successo commerciale in Italia, sebbene il suo stile pieno di giochi di parole lo rendesse una prospettiva scoraggiante per gli editori stranieri.
Le case editrici di lingua inglese non mostrarono mai alcun interesse, fu tradotto brevemente in poche lingue, forse proprio per le sue peculiarità letterarie difficili da tradurre, ma ottenne un clamoroso successo nella traduzione croata per la vecchia Jugoslavia, successo incredibilmente superiore persino a quello del nostro Paese.
Il motivo per cui diventò un best seller in Jugoslavia è sempre stato oggetto di molti dibattiti. Molti sostennero che fu una forma ideale di satira sociale, in una società che mescolava l’idealismo internazionalista, con la disfunzione burocratica. Ma il suo vero successo, fu anche grazie al suo traduttore, il direttore editoriale e giornalista croato Nenad Brixy che non solo riuscì a capire il sottile umorismo dell’originale, ma escogitò alternative in lingua croata per eventuali gag perse nella traduzione del fumetto.
Nell’ex Jugoslavia, il giovane bello e goffo antieroe e la sua cricca hanno rappresentato un vero e proprio fenomeno di culto, nella cultura pop di questa regione balcanica ancora oggi c’è una fortissima influenza di Alan Ford, di cui si sono occupati scrittori e giornalisti anche in anni recenti .
Molte delle battute pronunciate dai personaggi di Alan Ford sono entrate nell’uso popolare, per essere ripetute all’infinito e stabilendo un corpo di assurda saggezza popolare della Jugoslavia degli anni ’80 fino ai giorni nostri: “Meglio un codardo vivente che un eroe morto”, “È sempre più importante vincere che partecipare”, sono solo alcuni dei Fordismi che rimangono in eterna circolazione.
Alan Ford Trči Počasni Krug
(Un giro d’onore per Alan Ford)
In mostra fino al 28 febbraio, a Belgrado. 152 tavole originali del primo periodo (1969-1975) per celebrare un personaggio immaginario che ha plasmato i gusti della cultura pop di generazioni.
La mostra è organizzata dal Museo della Jugoslavia e dall’Istituto di Cultura e Educazione di Lubiana, in collaborazione con la Galleria Nazionale della Slovenia, l’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado e la Cineteca Jugoslava.