Arte Effimera
{Meraviglie temporanee che lasciano un segno duraturo}
di Monica Bani {Fotografa}
A volte è proprio ciò che svanisce rapidamente a lasciare un segno profondo dentro di noi. Pensiamo ad un tramonto, un’alba, un arcobaleno, alle onde del mare, ad un cielo tempestoso, ad un castello di sabbia.
Intorno agli anni ‘60, sulle scene Berlinesi e di New York, alcuni artisti iniziarono a cercare ispirazione nel concetto di effimero.
L’opera d’arte non più creata per essere conservata per i posteri, ma pensata per sparire nel giro di poco tempo.
Joseph Beuys ed il suo gruppo Fluxus, (movimento artistico radicale che si opponeva al mercato, innovando il linguaggio artistico mediante performance, composizioni e video), pensava che l’arte dovesse uscire dai soliti spazi in cui era stata relegata da sempre: non più musei, non più gallerie d’arte, facendo nascere così esposizioni temporanee in luoghi aperti.
Numerosi furono i performers, tra cui Yoko Ono, George Maciunas, Nam June Paik e il compositore John Cage
La Land Art fu uno dei primi movimenti che aderì a questa scuola di pensiero e molti saranno gli artisti che nel tempo seguiranno questa corrente artistica
L’inglese Andy Goldsworthy è uno dei più illustri artisti di Land Art. Le sue opere interagiscono con l’ambiente in cui sono create, ricordano i mandala nella cultura orientale; utilizza ghiaccio, neve e foglie cadute. Tutti materiali che si dissolvono rapidamente o che vengono spazzati via dal vento.
Lo statunitense Michael Heizer realizzò nel 1969 un’opera veramente straordinaria. Double Negative è una trincea lunga 535 metri, profonda 15 metri, realizzata nel deserto del Nevada. Lo stesso Heizer affermò che “l’opera originale si esaurì già nel momento in cui si è spostato il primo granello di sabbia, cambiandola così per sempre.”
Il danese Olafur Eliansson realizzò nel 2018 l’opera dal titolo Ice Watch, dedicata al cambiamento climatico. Si tratta di una foresta di ghiaccio composta da 24 blocchi di ghiaccio artico posizionati davanti alla Tate Modern a Londra.
“Consentendo alle persone di toccare davvero i blocchi di ghiaccio spero si creerà un legame più profondo tra loco e quello che ci circonda” ha detto Olafur Eliasson “auspico anche che questo progetto ispirerà in loro cambiamenti radicali. Dobbiamo riconoscere che insieme abbiamo il potere di intraprendere azioni individuali e di spingere per un cambiamento sistemico. trasformiamo le conoscenze sul clima in azioni per il clima .”
Le opere del neozelandese Martin Hill sono ispirate al mondo naturale e dal mondo naturale prende i materiali con i quali le realizza. Le fotografie sono le uniche prove dell’esistenza di queste opere.
“Spero che il mio lavoro non solo avvicini le persone alla natura, ma comprenda il nostro posto nella natura e la connessione tra le nostre scelte e il potenziale di allineamento umano con la natura per un futuro sostenibile.” – dice lo stesso Martin Hill.