The Interview: Meneer Stilfanti

MENEER STILFANTI
{Intervista ad un pittore contemporaneo che tocca l’anima}

MENEER STILFANTI
Artista Poliedrico
Intervista di Monica Bani
{Fotografa}

Nel mese di Maggio 2020 ho avuto la piacevole sorpresa di leggere qui su Yazu!, un articolo scritto dal pittore Meneer Stilfanti e rimanendo molto colpita dalla sua arte, ho pensato di realizzare questa intervista per conoscere più a fondo questo artista poliedrico che tra le altre cose, collabora con questa Blogzine concedendoci uno spazio con un appuntamento settimanale nel suo Programa Random su Teneweed FM, una web radio di Tenerife.

Mener Stilfanti nasce a La Spezia alla fine degli anni ‘60, dove trascorre la sua adolescenza e giovinezza. Molto presto si fa largo la voglia di trasmettere il proprio mondo interiore e questa necessità prende la strada della pittura. Inizia da autodidatta e poi il suo lavoro cresce grazie alla passione che ha per l’arte.
Oggi vive a Güímar, sull’isola di Tenerife, dove si trova il suo studio, teatro di realizzazione delle sue opere.

Ciao Stilfanti, posso chiamarti così? È proprio dal nome che voglio partire con questa intervista che hai gentilmente accettato di rilasciare a me e alla redazione di Yazu! Da dove ha origine il nome Meneer Stilfanti?

Quando ho intrapreso la mia carriera di pittore ho iniziato a guardare le opere di Bansky e della Street Art; ho iniziato così ad avere delle idee, alcune delle quali ancora oggi fanno parte del mio bagaglio artistico in corso di realizzazione. Da lì è nata l’idea di fare l’artista di strada condividendo questa idea con un amico, anche lui spezzino e un po’ “pazzerello” come me, Giacomino. Visto che il progetto comprendeva entrambi  (avevamo all’incirca 40 anni), pensai inizialmente al nome di “Ancoa Fanti”, che in dialetto spezzino significa “ancora bambini”, a significare che quello che stavamo realizzando fosse una cosa per “fanti” (giovani). Il mio compare, successivamente abbandonò il progetto, quindi decisi di dare un po’ di internazionalità al nome trasformandolo in “Stilfanti”, dove “stil” sta per l’inglese still (ancora) e “fanti” rimane nel dialetto della mia terra d’origine.

Stilfanti suona un po’ come un nome delle Antille olandesi e siccome in questo mondo quasi tutti hanno un suffisso, tipo Mister Brainwash, invece che usare Mister che mi suonava troppo diffuso, ho pensato a Meneer, che significa Mister , proprio nella lingua olandese.

Chi o cosa stimola la tua ispirazione artistica?

In generale tutto quello che incontro o che vedo. Sono molto avido di informazioni, leggo sempre. Giornali, libri… forse più giornali . A volte poi mi arriva “qualcosa da dentro” … gira un po’ e poi emerge; molte sono “cose vecchie” che ritornano in superficie spingendo per essere trasmesse agli altri. Poi cerco di interpretare e descrivere gli esseri umani, di analizzare i loro difetti, che secondo me è quasi un obbligo, quando sei un artista.

In questo momento legato agli eventi mondiali derivanti dalla diffusione del coronavirus c’è qualcosa di particolare che stimola la tua ispirazione?

Personalmente il coronavirus non mi ha stimolato molto dal punto di vista artistico.  Secondo me, gli uomini non sono cambiati affatto (grazie o per colpa del Covid-19). È solo una esacerbazione di una realtà già esistente: i buoni sono ancora più buoni, gli infami sono sempre più infami. Ci sono persone che hanno approfittato di tutto, hanno persino svuotato i canili per poter uscire e gente che addirittura affittava i cani per poter uscire di casa. Il valore positivo è che abbiamo dovuto fermarci con il lockdown, una sorta di “Ramadan del consumismo”, che invece dovremmo prendere come un’abitudine, ogni tanto.

Come reagisce il pubblico alle tue opere?

Quasi tutte le mie opere sono difficili da spiegare e devo accompagnare l’osservatore con una spiegazione, perché probabilmente mi manca ancora quella leggibilità per cui chi osserva capisce quasi immediatamente il significato dell’opera.
Anche gli stencil realizzati, che sono poi quelli più umoristici, hanno bisogno del mio intervento esplicativo, probabilmente perché sono un po’ cervellotico e di conseguenza le mie creazioni artistiche. Sto pensando di realizzare opere un po’ più semplici, messaggi più diretti in modo da rendere più fruibile il mio lavoro. Ogni mia opera ha più di un significato, nel senso che c’è un primo messaggio dietro il quale se ne cela un altro. Questo per me è un valore aggiunto dell’opera, ma mi rendo conto che è difficile da interpretare e forse la gente non è disposta ad andare oltre la propria “comfort zone”.
Nelle mie opere parlo dell’essere umano, del suo recondito e di quello che prova. Ti faccio un esempio: se osservi un quadro con rappresentato “Portovenere o Riomaggiore” sicuramente dirai “hey che bello questo dipinto!”, ma il bello non lo mette l’artista, ma la natura stessa e il suo il paesaggio. Infatti, i miei quadri delle “Cinque Terre” sono realizzati con un “bagno di colori veloci” , poi con un proiettore riproduco l’immagine sulla tela e seguo i profili delle case, ottenendo così un ottimo risultato, che lascia spazio alla creatività personale pur riproducendo uno spettacolo naturale già bello di per sè.

C’è un artista del passato o del presente che ha contaminato la tua produzione artistica?

Sicuramente Bansky, perché da lì ho iniziato. Sai, arriva un momento della vita e per me intorno ai 40 anni, che entri un po’ in crisi perché pensi che non hai realizzato nulla. Non vedi ancora le tue opere “uscire dai confini di casa”, nel mio caso poi, non avendo figli, ritengo di non aver lasciato impronte nella vita. Anche se ritengo che “lasciare impronte oggi”  sia una cosa, ecologicamente parlando, negativa. Nel mio caso , “l’impronta”  è  l’ombra di me stesso, qualcosa di effimero che però lascerà una traccia di me e Bansky e la street art, che con ironia ti permette di raccontare un mondo di cose, mi hanno permesso di trasmettere la mia creatività in modo abbastanza semplice con gli stencil.
Un pittore del passato che mi affascina e sento molto vicino è Vincent Van Gogh, con la sua storia un po’ triste, un po’ maledetta, con il suo impegno profondo nonostante la gente non lo capisse. Non ha mollato fino alla fine , lasciando un segno nella storia della pittura.

Come hai vissuto, da artista, questo periodo di isolamento appena trascorso?

È stato un periodo segnato dalla tristezza per i lutti nella mia famiglia, ma paradossalmente è stato anche uno dei periodi che mi ha permesso di acquisire una nuova consapevolezza. Ho potuto capire che non abbiamo bisogno di molto per vivere: in realtà avevo questa consapevolezza e in questo periodo confidavo nella speranza che anche la gente lo capisse, grazie all’isolamento obbligato. Con questa pandemia abbiamo visto che il pianeta è tornato a respirare, i pesci sono tornati nella laguna di Venezia, l’aria è più pulita e così via. (ovvio che se poi gettiamo le mascherine in mare o nei boschi, non risolveremo molto).

Quale è la giornata tipo di Meneer Stilfanti?

Mi alzo la mattina verso le 8 e come prima cosa vado in studio. Quando arrivo, salgo subito sulla cyclette perché in questo modo pulisco la mia coscienza, come uomo non come artista, per aver fatto un po’ di esercizio fisico (ride). Nello studio c’è un muro con una tela sulla quale scrivo tutte le mie idee e il calendario con le cose che devo fare e mentre sono sulla bicicletta, osservo la tela sul muro: è un momento di ispirazione perché è come unire i puntini delle idee che ho appena scritto .
Poi, mi metto a lavorare. Rimanere fermo mi deprime e quando non ho voglia di fare, neppure di sporcarmi le mani  faccio qualsiasi cosa come sistemare lo studio, pulire…. e poi allora poi mi metto a dipingere. Cerco sempre di dipingere tutti i giorni, anche poco, ma quotidianamente perché questo mi aiuta a mantenere alta la mia energia vitale anche nei momenti più bui.

 

Quali sono i progetti futuri?

I progetti futuri sono sicuramente legati alla vita personale. Il fatto che in questo periodo dovrò venire più spesso in Italia per motivi familiari è molto positivo perché posso confrontarmi con altri pittori, altri artisti. A Tenerife ci sono poche gallerie d’arte, mentre in Italia sono più numerose e mi permettono anche di farmi un’idea delle mie capacità rispetto al mercato artistico. Milano, Firenze, Genova ospitano sempre mostre molto interessanti e “sentirsi piccolo” rispetto ad artisti più bravi , è per me stimolante e sicuramente fonte di ispirazione.
I miei progetti sono quelli di realizzare delle serie più corpose, almeno 50 pezzi per serie. Ora sto anche attraversando una fase di “repenting”, prendo dei quadri che non mi piacciono più e ridipingo sopra , taglio “i rami vecchi e secchi” che occupano spazio sia fisico che artistico.

La web-radio teneweed.fm ed il Programa Random come si collocano nella tua vita?

La radio è nata per caso. Con un amico di Tenerife voleva creare un’associazione culturale e tra tutte le idee che avevamo c’era la radio. Per caso abbiamo conosciuto gli organizzatori e gestori di Teneweed FM, che ci hanno dato l’opportunità di fare un programma , che ora conduco da solo. È il mio spazio di divertimento!

Grazie Meneer Stilfanti per averci raccontato un po’ di te ed attendiamo tutti con impazienza e curiosità di poter assistere ad una tua prossima mostra.

Meneer Stilfanti

Güímar Tenerife, Spain
[email protected]

Web
http://stilfanti.com/

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